Friulano

Un grande vino,
dalle mani dei padri
a quelle dei figli.
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Nella lingua madre, quella “di qui”, tra amici si dice ancora oggi “bevìnsi un taj”. Significa “beviamoci un taglio” (un bicchiere). Il rituale si ripete da tempo immemorabile, da molto prima che il vino divenisse alta moda e profonda cultura. In quel tempo, i confini del mondo conosciuto, e le colonne d’ercole che lo delimitavano, erano le panche di legno intorno al focolare (fogolàr). Al massimo le mura di casa, o il gelso in fondo al vigneto. e il bicchiere che accomunava tutti era tocai friulano: “il friulano”, punto e basta. Sotto il sole e la luna si sono alternate le stagioni e i figli sono diventati padri. La vigna ora è bio: il rito e la buona terra saranno così tramandati e conservati. Ancora per molto, molto tempo a venire.

UVE
Friulano

L’approccio bio al vigneto comporta il rispetto di molte regole e l’adesione a una vera e propria filosofia nel rispetto profondo dell’ecosistema e dei suoi cicli. Non solo quelli vitali ma anche quelli lunari, sui quali ogni anno è redatto il calendario che guida le nostre azioni in vigna e in cantina. Sono infatti il sole e la luna che stabiliscono tempi e modi. Le uve, inoltre, le raccogliamo rigorosamente a mano per selezionare i migliori grappoli da destinare alla vinificazione naturale.


Tutto il ciclo produttivo comporta un impegno notevole ed è volto alla ricerca della perfezione, svolgendosi nel profondo rispetto della natura e delle sue forme di vita. Questo tipo di approccio ci ripaga: restituendoci un ambiente sano, una grande biodiversità, una straordinaria ricchezza di apporti provenienti da tutte le piante, le erbe, i fiori e gli insetti che popolano il vigneto e contribuiscono naturalmente alla sostenibilità e alla salvaguardia dell’ecosistema.